L’Arena Flegrea da questa stagione é davvero tornata a nuova vita grazie alla ammirevole iniziativa della famiglia Floro Flores, che, acquistata la monumentale proprietá, ha provveduto a fondamentali investimenti in favore di importanti migliorie, come la struttura luci, il completo rifacimento della buca degli orchestrali ormai inutilizzabile da tempo, i cuscini per agevolare le sedute sui gradoni dell’Arena, i foyer, completamente restaurati e arredati con opere d`arte e piccoli e accoglienti luoghi di ristoro. Sono anche queste le cose che fanno bene all`arte e ci danno la possibilitá di assistere a spettacoli di alto livello come infatti si sta verificando in occasione di questo festival.
L’Arena é stata ieri sera l’imponente cornice che ha ospitato la quarta data del tour estivo di Stefano Bollani che prende il nome dal suo ultimo lavoro in studio Napoli Trip ( in vendita su Amazon al seguente link Napoli Trip – Stefano Bollani). Non sorprende dunque che pur avendo programmato date nei piú prestigiosi festival jazz italiani e internazionali, quella di ieri sera all’Arena Flegrea di Napoli sia stata la piú ricca e significativa. Il progetto discografico é nato dalla voglia di omaggiare la tradizione partenopea con umiltá, creativitá e spirito improvvisativo. La formazione del live comprende Jim Black alla batteria, una potenza in grado di far risuonare qualunque oggetto, Nico Gori mago e sofista del clarinetto ed un napoletano doc al sax tenore e flauto dolce, l`amatissimo Daniele Sepe. A rendere unica la data sono una serie di fattori, primo fra tutti la cittá, per via delle scelte artistiche, e poi anche la possibilitá di ospitare artisti del luogo con un seguito importante e far emergere realtá autoctone davvero interessanti e spesso occluse da situazioni “neomelodicamente” soffocanti.
L’opening act é stato affidato a Flo, cantautrice, interprete e attrice napoletana di raro talento, che mescola wolrd music e gospel, cantautorato e folk music in un intreccio che risulta, anche a chi l’ascolta per la prima volta di una scorrevolezza sorprendente. La sua voce, ricca di moltissimi colori, esprime con semplicitá anche testi di non facile comprensione perché non in lingua italiana. I musicisti, Marco Di Paolo al violoncello, Michele Maioni alla batteria ed Ernesto Nobile alla chitarra, sono perfettamente in sintonia e la resa che ha dal vivo questo progetto é davvero coinvolgente! Una curiositá, chi scrive ha trovato, ascoltando la cantante parlare, una somiglianza fortissima nella sua voce parlata con quella della grande attrice Laura Morante.
Il concerto di Stefano Bollani si é aperto con un faro puntato sul pianoforte, e soltanto lui, che suonava una struggente Anema e Core, uno dei simboli più poetici della musica napoletana e sul finire di questa é entrata correndo la band per cominciare Vicoli, il segnale é dato dal Fender Rhodes, posizionato in senso perpendicolare al pianoforte che con ostinati incalzanti ha accompagnato gran parte del concerto. Il primo assolo é proprio del band leader, e tra piano e rhodes si capisce che non sa piú dove “mettere le mani”, l’effetto é molto coinvolgente e anche tutti loro sembrano giá da subito divertirsi molto. Poi é la volta dell`inconfondibile clarinetto di Nico Gori, che vola in alto, libero nella tessitura del suo strumento e riconoscibile nel suono. Il sempiterno gioco delle dinamiche, che nel jazz offre occasioni uniche che diventano vere e proprie scelte esecutive a vantaggio delle improvvisazioni dei solisti, in un mood bassissimo, offre asilo a Daniele Sepe e il suo sax tenore, che improvvisando su un lunghissimo pedale, in crescendo, riporta tutti verso il tema a riff di fiati.
A conclusione del brano Bollani presenta i musicisti e in particolare Daniele Sepe (che stavolta suonava “in casa”) come proveniente dal Tennessee, nell’ilaritá generale la gag va avanti qualche minuto con la complicitá del sassofonista prima di riprendere la scaletta con Napoli’s Blues, brano proprio di Sepe. Bollani durante il solo di clarinetto si scatena a danzare con il rhodes e crescendo in questo blues riusciamo a scovare tratti caratteristici della tarantella, ma anche sonoritá nordafricane. Per l`esecuzione de Lo Choro di Napoli restano on stage Bollani e Gori per una interpretazione molto suggestiva con obbligati in coppia radi e sottili, la tradizione dello choro ne ha di certo goduto.
Guapparia 2000 é un brano di Lorenzo Hengeller, pianista, cantautore e compositore italiano di musica swing, anche lui partenopeo ed ospite a questa serata. Il brano giá in passato era stato notato da Bollani che in piú di un’occasione lo aveva eseguito, ma quest`anno, avendolo inserito nel disco Napoli Trip, lo hanno vestito di nuovo e affrontato con un’aria di tango all’italiana che ben si presta alla comprensione dell’esilarante testo, cantato dal pianista e suonato dall’autore, con intermezzo improvvisato a quattro mani, poteva mai mancare?.. bellissimo numero davvero.
É qui che entra in scena la Ciurma di “Capitan Capitone e i fratelli della costa” in questa occasione rappresentata da Aldolà Chivalà, Gnut, Andrea Tartaglia, Roberto Colella e Alessio Sollo.
Salutati i ragazzi, torna sul palco Flo, con una mervagliosa performance, che é il momento lirico della serata, con questa eccezionale formazione ci fa ascoltare Bammenella, meraviglioso brano del 1917 di Raffaele Viviani, l’approccio é molto rispettoso e di grande effetto, emozionante.
É la volta allora di restare una coppia di scoppiati, Jim Black e Stefano Bollani regalano una splendida dimostrazione di interplay coinvolgente, la danza si estende quindi a rhodes e batteria e Jim che intreccia un assolo lunghissimo e pieno di colori diversi e sonoritá particolari in cui suona qualunque cosa, perfino le lamelle di un carillon e i piatti con l’archetto!
Commovente la versione di Bollani piano solo di Putesse essere allero di Pino Daniele, Il bel Ciccillo di Nino Taranto, con gag di Bollani che ne combina delle sue fingendo – forse – di non ricordare piú la parte.
Per il bis finalmente Caravan Petrol, del mitico Carosone, tra i primi amori di Bollani, e si conclude il concerto con una esibizione da brividi per flauto e clarinetto basso con Bollani tra rhodes e pianoforte, che ogni tanto si alzava, insieme a Jim Black e accompagnavano con body percussion come dei tarantolati, al rientro della ritmica Bollani é letterlamente in ginocchio, rientra il tutto con un finale molto ben strutturato nell`arrangiamento e per niente scontato.
Ha ragione Stefano Bollani quando dice che ogni sera il live diventa un aspetto del tutto diverso dal disco, il jazz é musica pregna di grazia e violenza, e necessariamente legata all’atto improvvisativo in se, e lo é anche quella napoletana, in aspetti diversi ovviamente, quindi la scelta artistica di Napoli Trip é una scommessa ogni sera, ma qui, a Napoli, ancora di piú!
Recensione di: Alessandra Stornelli
Foto Stefano Bollani Napoli Trip di: Massimo Cuomo – www.fotografiaessenziale.com per grafica999.com
Stefano Bollani Napoli Trip
Arena Flegrea – Contatti:
Alessandra Stornelli nasce come pianista classica, ma ben presto comincia a dedicarsi anche al canto, prima nella accezione pop, poi orientandosi verso il soul, esibendosi anche diverse volte al Teatro Ariston di Sanremo, oltre che in svariati concerti. Nel 2005 consegue una laurea magistrale in Storia della Musica con Guido Zaccagnini presso il DAMS di Roma3 con il massimo dei voti e con una tesi su i rapporti intercorsi in 100 anni fra il Teatro La Fenice di Venezia e il Festival Internazionale di Musica Contemporanea, nella quale intervista Giorgio Battistelli e Mario Messinis.