Ravello 30 agosto 2018 – E’ una serata caldissima qui a Ravello, non si muove un filo d’aria nell’attesa del concerto di stasera, che vede protagonisti musicisti fini e coraggiosi, mossi dall’amore sconfinato per i suoni, per la poesia e per la giustizia. Questo li rende unici nel palinsesto di qualunque festival ma qui a Ravello l’originalità nella scelta dei programmi gioca un ruolo fondamentale.
Paolo Fresu, il Coro a Filetta e Daniele Di Bonaventura sono qui stasera per proporci il loro nuovo progetto Danse, Memoire, Danse, dopo Mistico Mediterraneo (pubblicato da ECM) ci portano una nuova esperienza musicale che unisce i suoni della Corsica, del mediterraneo e del continente africano, abbracciando le idee di due importanti pensatori diventati il fulcro letterario di questo progetto: Aimé Césaire, immenso poeta, drammaturgo e poi politico, discendente di schiavi africani che coniò il termine “negritudine” nel 1935 e che diede vita all’omonimo movimento letterario, culturale e politico delle colonie francofone; e Jean Nicoli, semplice maestro che insegnò nell’alto Senegal alla fine degli anni ’20 e che tornato in Corsica fu parte attiva della resistenza fino alla sua morte per decapitazione nel 1943.
In questo spettacolo i due pensatori vengono uniti nelle loro idee di giustizia e libertà, in una musica mai sentita, che mescola sonorità uniche fra tradizione e improvvisazione.
La cornice del Belvedere di Villa Rufolo fa da sfondo mentre guadagnano il palco prima i musicisti e subito dopo i cantori. Il coro comincia intonando armonie composite accompagnato dal bandoneon, quando poi entra la tromba e si infila su una nona, una tensione dolce in fondo, ma che nella già complessa armonia delle sei voci rafforza l’intreccio. Poi il coro costruisce un ostinato a incorniciare l’assolo di tromba, in un momento siamo nel loro mondo.
Fresu, anche se sardo e quindi con tradizioni corali differenti da quelle della Corsica, con i suoi strumenti si comporta come una settima voce, si inserisce perfettamente, pur regalandoci assoli molto ispirati e raffinati, come è nel suo stile, quello di artista poetico e umano.
Direttore del coro A Filetta è Jean-Claude Acquaviva che in una breve introduzione al terzo brano ci racconta la storia dei due pensatori, facendo apparire chiaramente le motivazioni che li hanno portati in primo piano in questo progetto, prima fra tutte l’onestà intellettuale.
L’empatia che si percepisce tra Fresu e Di Bonaventura è immediata, costruiscono lunghe introduzioni in rubato improvvisando l’uno sull’altro con gli strumenti ma anche percuotendo superfici risuonanti, microfonate, per dar loro l’occasione di creare ritmi improvvisati nutriti dai singoli momenti. E quando, su un assolo di flicorno, Fresu sta creando atmosfere uniche e rarefatte, compare la luna, da dietro la scogliera, grande, del colore delle arance, e si alza una brezza rigenerante, qui a Ravello non ce n’è più per nessuno!
A Filetta è di una precisione impeccabile e ci accompagna alla scoperta delle loro tradizioni in senso armonico e compositivo. Una esperienza illuminante.
Di Bonaventura accompagna l’intero concerto con rispetto e creatività ad uno strumento, il bandoneon, che ispira calore umano e nostalgia per definizione, ma è capace di sottolineare con forza e carattere percussivo.
L’ultima immagine è quella del bis, un brano dedicato all’isola della Corsica, nel frattempo la luna si è alzata ed il suo riflesso sull’acqua è scenografia naturale qui a Ravello, come vuole la tradizione di Villa Rufolo nelle notti d’estate.
Alessandra Stornelli www.alessandrastornelli.com
Fotografo: Massimo Cuomo www.fotografiaessenziale.com / www.grafica999.com
Alessandra Stornelli nasce come pianista classica, ma ben presto comincia a dedicarsi anche al canto, prima nella accezione pop, poi orientandosi verso il soul, esibendosi anche diverse volte al Teatro Ariston di Sanremo, oltre che in svariati concerti. Nel 2005 consegue una laurea magistrale in Storia della Musica con Guido Zaccagnini presso il DAMS di Roma3 con il massimo dei voti e con una tesi su i rapporti intercorsi in 100 anni fra il Teatro La Fenice di Venezia e il Festival Internazionale di Musica Contemporanea, nella quale intervista Giorgio Battistelli e Mario Messinis.