Un cartellone molto interessante quello del Ravello Festival giunto ormai alla sua 66° edizione, innovativo ma anche rispettoso delle tradizioni, legato alle radici ma in grado di volare, come suggerisce il titolo Roots and wings scelto per la sezione jazz della manifestazione, diretta per il secondo anno consecutivo dalla cantante e compositrice partenopea di fama internazionale Maria Pia de Vito. La sezione jazz è arrivata al terzo appuntamento, dei sei proposti quest’anno, con un ospite d’eccezione, l’istrionico Kurt Elling, che con la sua voce baritonale e versatile ci ha condotti d’incanto in un viaggio curioso e stimolante.
Ad assistere allo spettacolo anche il cantante, compositore, produttore e chitarrista brasiliano Djavan Caetano Viana.
Elling è in tour per presentare il suo nuovo disco The Questions, pubblicato dalla Okeh/Sony in co-produzione con Branford Marsalis, ispirato da una lettura del drammaturgo austriaco Rainer Maria Rilke e contornato da celeberrimi standard di varia estrazione fra cui perle di Bob Dylan e Peter Gabriel. Il cantante non è nuovo a pubblici apprezzamenti per la poetica di Rilke, da ex studioso di filosofia dichiara infatti di credere che la poesia ne sia la giusta evoluzione. Il quintetto con cui viaggia è composto da incredibili musicisti: Stu Mindeman al pianoforte, Clark Sommers al contrabbasso, John McLean alla chitarra e Kendrick Scott alla batteria, con uno special guest che è una new entry del panorama jazzistico internazionale, il trombettista Marquis Hill, anche lui di Chicago.
Il concerto si è aperto proprio come il disco, a cappella, con un brano di Bob Dylan “A Hard Rain’s a-Gonna Fall“, a sua volta ispirato alla ballata scozzese “Lord Randall“. Poco dopo entra a fargli compagnia il pianoforte per arpeggiare dolcemente e in rubato, sul finire del primo chorus entrano anche gli altri, con un feel open e molto arioso, Mindeman si sposta all’Hammond per inserire tappeti caldi, che poco dopo entrano in interplay con la sezione ritmica cominciando e nutrire l’escursione dinamica in maniera micrograduale ma costante fino a portare il pezzo lontanto da dove era partito ma sempre in tempo a tornare a casa, con degli efficaci stop time come nella migliore delle tradizioni.
Come secondo brano ci propongono “I Have Dreamed“, brano di Rogers e Hammerstein inserito in The Questions, eseguito, almeno per la prima parte in piano e voce, poi la sezione ritmica crea un soft funk che lascia comunque ad Elling ampio spazio per una perfetta prova da crooner come si confà ad una delle sue caratteristiche.
Subito dopo è la volta di un brano spiritoso, tratto da The Gate, disco importante di Elling del 2011, “Samurai Cowboy“. Il brano nella versione originale era accompagnato essenzialmente da giochi corali sovraincisi con la voce del cantante in un ostinato che perdurava tutto il pezzo. In questa occasione la sezione ritmica ne da una rilettura molto ben riuscita con ampio respiro anche per iniziative personali, complici in interplay.
Andando avanti Kurt Elling e Clark Sommers ci fanno ascoltare in duo un bellissimo brano del 2007 inserito nel disco Nightmoves intitolato “The Waking“, ed ispirato ad una poesia di Theodore Roethke del 1953, lo stato di veglia e quello di sonno, come la vita e la morte, il senso profondo di questa riflessione traspare nella esecuzione emozionante ed impeccabile di questa sera, incorniciata nella incredibile location di Villa Rufolo che Kurt stesso non trova le parole per descrivere.
A seguire un brano su musica di Jaco Pastorius intitolato “A Secret in Three Views“, vocalese di Kurt Elling e Phil Galdston basato sulla melodia improvvisata da Wayne Shorter in “Night Passage” del 1980 dei Weather Report. Il testo è ispirato alle parole del poeta del 13° secolo Jelaluddin Balkhi. Bellissimi qui sia l’assolo di chitarra che quello di hammond, diversi ma entrambi molto interessanti, rispettosi delle tradizioni ma allo stesso tempo coraggiosi e creativi.
E’ qui che guadagna il palco Marquis Hill, trombettista ventinovenne sulla breccia dal 2014 quando vinse il Thelonious Trumpet Competition, che da diritto ad una borsa di studio di 25.000 dollari e un contratto con la Concord Records. In due brani di The Questions suona anche Hill e infatti ci fanno ascoltare subito Lonely Town, in una interpretazione che diventa 5/4 e vede dopo gli assoli, scambi 8to8 tra voce e tromba che poi diventano 4to4 e infine ritornano al tema.
A questo punto Elling, nel silenzio incorniciato da una location unica nel suo genere, chiede a Mindeman di “scaldare il pezzo”, e lui ci regala una intro in rubato all’hammond che lascia cantare il leslie e crea la giusta atmosfera per un brano molto ispirato “Freddie’s Yen for Jen“, vocalese di Kurt Elling basato sull’improvvisazione di Freddie Hubbard in “Delphia” del 1970, inserito nel disco di Elling “This Time It’s Love” del 1998. Il brano, anche nella versione studio, presenta sezioni contrastanti tra moderno e tradizionale molto ben eseguite, qui si inserisce un bellissimo assolo di tromba che infatti lascia assestare la semplicità e la trasparenza con cui Hill si esprime. Il 3/4 che accompagna il pezzo ispira la sezione ritmica al punto da raggiungere un momento di vera follia dinamica che con un semplice e brevissimo stoptime torna a far esporre il tema alla voce che però lo elabora in maniera improvvisata e riporta tutti ad alte dinamiche, un vero spettacolo questo brano.
Il concerto si chiude con una perla meraviglisa “The Return”, inserito nel disco di Branford Marsalis “Upward Spiral” del 2016 dove Kurt Elling è special guest e autore del testo, che ha una melodia splendida, nonchè un senso profondo e verso la fine si esprime così: “…back to the voice that sung me”.
Non c’è dubbio che l’attenzione di Elling per le tematiche e i testi oltre che per la acclarata tecnica e interpretazione jazzistica costituisca un valore aggiunto molto importante e che pur non essendo un compositore partecipa in maniera profonda ad ogni progetto che lo vede coinvolto, determinandone la profondità e l’aspetto poetico, che qui a Ravello hanno anche un colore diverso, ogni cosa qui brilla di più, l’arte, la musica, la poesia.
Alessandra Stornelli – www.alessandrastornelli.com
Kurt Elling Quintet in concerto al Ravello Festival 2018 – Photo Gallery
Fotografo: Massimo Cuomo – www.fotografiaessenziale.com / www.grafica999.com
Alessandra Stornelli nasce come pianista classica, ma ben presto comincia a dedicarsi anche al canto, prima nella accezione pop, poi orientandosi verso il soul, esibendosi anche diverse volte al Teatro Ariston di Sanremo, oltre che in svariati concerti. Nel 2005 consegue una laurea magistrale in Storia della Musica con Guido Zaccagnini presso il DAMS di Roma3 con il massimo dei voti e con una tesi su i rapporti intercorsi in 100 anni fra il Teatro La Fenice di Venezia e il Festival Internazionale di Musica Contemporanea, nella quale intervista Giorgio Battistelli e Mario Messinis.