Intervista a LaBlanche Alchimie Hit Week Festival @ Ford Anphytheater

Giovedi 15 Ottobre 2010
  • Jessica Einaudi e Federico Albanese:  l’ incontro all’ universita’, l’amore e,nel 2007, la scelta di seguire la musica insieme. Un ‘team’ nella vita e nella musica. Come definiscono Jessica e Federico il concetto di ‘squadra’?
Nel nostro caso e’ un concetto molto ampio, nel senso che non si limita   solo ed esclusivamente alla band,  per noi e’ un aspetto di vita.
 J. tutto quello che facciamo si convoglia in un unica direzione, sia nella
vita privata sia in quella
 e professionale. Ovviamente, cerchiamo comunque di dividere gli ambiti se no sarebbe deleterio per la coppia e per la band stessa.
 F. Dividere certi spazi e definire i ruoli fa comunque parte del concetto di squadra.
 J. Pur avendo ognuno il proprio ruolo, siamo uniti e scriviamo tutto insieme.
Lui e’ ovviamente piu’ concentrato sulla composizione della musica ed io sulla
voce e i testi.
F. Ovviamente secondo l’esigenza a volte ci si scambia di ruolo;
nel momento in cui  si prende consapevolezza di essere una squadra
si imparano nel tempo tutti i vari modi per far si che questa cosa funzioni sempre e che la squadra cammini senza intoppi.
lablanchealchimie
  • L’album ‘La Blanche Alchimie’ propone tutti testi in inglese. Come e’ nata ‘Contaminazione Bianca’?
J. Inizialmente il pezzo e’ nato in inglese
F. Si chiamava ‘Frightful Love’
J. Era un momento in cui avevamo scritto pochissime canzoni e stavamo ancora sperimentando. Eravamo ancora indecisi su quale strada prendere se l’italiano o l’inglese; cosi abbiamo provato a rifare il testo in italiano. Ci e’ piaciuto.
Gli altri pezzi sono in inglese, ma questo per noi suonava bene cosi   e l’abbiamo tenuta in italiano. D’altra parte, essendo il disco indipendente non abbiamo avuto alcuna imposizione o regola da seguire.
F. Diciamo che poi e’ stata una scelta stilistica. L’italiano
ha una sua musicalita’, l’inglese ne ha un’altra, il francese un’altra ancora…
Nel disco c’e’ un pezzo per  meta’ in francese. Bisogna fare un discorso di questo tipo: trovare la musicalita’, nel pezzo, per vedere cosa ci sta meglio.
J. C’e’ da dire che, dopo la registrazione del nostro ultimo disco che uscira’ a gennaio,
abbiamo capito che la lingua che in realta’ funziona di piu’ per noi
 e’ l’inglese.
 F. L’inglese e’ una lingua piu’ diretta.
J. Essendo i nostri testi molto poetici, rischieremmo di renderli retorici se li cantassimo in italiano, invece  con l’inglese suona tutto meno pretenzioso
F. meno “intellettuale”
  • La Blanche Alchimie si sono esibiti in Italia, in Inghilterra e in Germania. Oggi, in occasione dell’Hit Week Festival, prima a New York poi a Los Angeles. Qual e’ ,fin’ ora, l’audience che ha percepito maggiormente il feeling del  vostro sound?
F. Germania sicuramente.
 J. In Germania e’ stato molto bello. Suonare a Berlino non e’ semplicemente suonare in Germania, ma in una citta’ dove c’e’  un ricettacolo di personaggi da tutto il mondo:
americani, canadesi, sudamericani,inglesi…
 F. In piu’ c’e’ il fatto che a noi piace molto l’” appeal” nordico;
La nostra musica si presta molto a quel tipo di ambiente.
E’  freddo,  non dal punto di vista umano, mi riferisco al clima.
Anche se girando per l’Italia, in tour, abbiamo scoperto delle realta’ interessanti che non ci aspettavamo di trovare. In fondo l’Italia e’ un paese che potrebbe offrire molto; lo
vediamo anche qui, negli Stati Uniti, in occasione di questo festival.
J. Abbiamo visto molti italiano coinvolti dal nostro progetto, e questo ci fa molto piacere.
Purtroppo l’Italia risulta un posto difficile ancor piu’ per noi che abbiamo scelto di
cantare in inglese.
Viviamo in un paese che non e’ ancora preparato a questo tipo di cose, ci si vede costretti ad  andare a suonare a New York e a Los Angeles per essere capito.
  • L’iniziativa Hit Week e’ stata proposta e realizzata come una possibilita’anche per i giovani talenti italiani di far ascoltare la propria musica negli Stati Uniti. Pensate possa essere un canale giusto per i giovani artisti ialiani emergenti come voi?
F. Si e no, secondo me.
Sicuramente e’ un palcoscenico, ma, di palcoscenici il mondo e’ pieno.
Una iniziativa come questa potrebbe essere di maggiore aiuto alla musica ed ai musicisti se fosse pubblicizzata di piu’, magari se fossero coinvolte piu’ persone dell’industria musicale.Purtroppo, in Italia viviamo un problema fondamentale di consapevolezza comune: Se  ti presenti a qualcuno dicendo che sei un musicista, la prima domanda che ti viene rivolta e’ :”ma che lavoro fai?”
Partendo da qui ci si rende conto che anche tutto l’entourage politico governativo italiano
ha questo stesso tipo di mentalita’, per cui coloro che dovrebbero investire per questo tipo di iniziative  si trovano con una serie di enormi contraddizioni da affrontare.
Un festival come questo non e’ altro che l’Italia spostata negli Stati Uniti; l’Italia trasposta qui con tutte le sue contraddizioni.
A questo punto, all’artista, non resta che avere un grande spirito, forza di volonta’ per
dare tutto il meglio di se’ e nello stesso tempo cercare di sapersi muovere per trovare i contatti giusti. Bisogna che sappia dove andare a lasciare il proprio cd,
che cosa fare, che cosa dire … Quindi alla fine se non si sa come gestire un’opportunita’ come questa non e’ d’aiuto.
 J. Inoltre solo il live in questa occasione non e’ sufficiente, e’ molto importante la comunicazione, oggi l’artista non viene capito soltanto mettendo a disposizione la sua arte; e’ necessario che sia un buon comunicatore;  un buon pr di se stesso.
 F.
Questo non e’ un un festival come il  Suth by Suthwest a Huston in Texas, dove  trovandosi davanti ad un pubblico tutto americano si ha davvero la possibilita’ essere ascoltati e di avere un confronto reale col pubblico.
Non vedo assolutamente questo festival come la possibilita’ di sfondare nel mondo;
e’ una vetrina assolutamente interessante, ma, ovviamente, ripeto, in un’occasione
come questa e’ fondamentale sapersi gestire.
Noi siamo forse  tra i piu’ fortunati in questo contesto, perche’ cantiamo in  inglese, quindi possiamo arrivare  piu’ facilmente ad un pubblico americano, ma, di base, questa iniziativa e’ l’Italia trasposta qui. Punto.
  • A gennaio 2011 uscira’ il vostro nuovo album. N e volete parlare?
J. Il nuovo album l’abbiamo registrato  a giugno in poco piu’ di 5 giorni, in campagna, in una casa alla quale sono molto legata perche’ e’ una casa che appartiene alla mia famiglia e, alla quale, successivamente si e’ legato successivamente  anche  lui, perche’ li’ sono nate le nostre prime canzoni, li’ andavamo a provare per i tour;
e’ proprio un posto dove ci sentiamo bene, dove troviamo l’atmosfera giusta.
Scegliere di lavorare li’ al nostro ultimo album e’ stato determinante per creare il mood giusto per le canzoni’.
La produzione artistica e’ di Ludovico Einaudi.
Abbiamo riflettuto parecchio. Volevamo un produttore per questa nuova avventura.
Nel primo disco ci siamo un po’ buttati perche’ avevamo voglia di registrare, questa volta invece abbiamo pensato  di affidare la produzione artistica a Ludovico Einaudi al di la’ del legame familiare e di affetto da parte mia e dell’amicizia che lega Federico. Il punto e’ che
ci sentiamo molto vicini musicalmente.
F. dal punto di vista dell’attitudine, ovviamente, non del genere che e’ diverso.
Pensiamo che una band debba crescere, non puo’ restare ferma in un punto.
 J. Si il suo apporto e’ stato fondamentale anche nell’approccio che abbiamo adesso con la performance “live”.  Abbiamo imparato ad usare i nostri strumenti, la voce, la chitarra, il piano in una maniera diversa; un approccio che si avvicina
effettivamente a quello che noi siamo; ma che da soli, non saremmo stati in grado di
capire e quindi di dare il massimo.
Invece adesso non possiamo certo dire di aver raggiunto la perfezione, sarebbe assurdo, pero’ stiamo andando nella direzione che veramente esprime questo progetto; e questo album e’ la cosa piu’ bella che potevamo fare adesso, intendo a questo punto della nostra
maturita’ artistica.
Per noi e’ l’espressione totale.
F. Si, per noi e’ perfetto. Siamo riusciti a mantenere
gran parte dei provini che avevamo fatto noi, lui ha aggiunto il tocco di un’esperienza di 30 anni con la sua grande capacita’ di entrare  facilmente nelle canzoni e  di muoversi attraverso di esse.
Avendo deciso di registrare questo disco in brevissimo tempo : 11 pezzi in 5  giorni, e’ stato fondamentale, per noi, avere una persona a fianco che ci indirizzasse avendo sempre chiaro il punto d’arrivo.
 Eravamo solo noi due: lei cantava, io suonavo tutto il resto. Senza un orecchio esterno,
saremmo arrivati a fine giornata, dopo aver registrato 3 pezzi suonando una marea di strumenti, senza renderci conto di tutto cio’ che avremmo fatto.
Quindi avere una persona dietro che ti segue ed ha sempre  chiaro il punto d’arrivo  e’ fondamentale.
  • Un consiglio ai gruppi emergenti
J. Il consiglio che darei e’ innanzitutto che un gruppo deve veramente capire se vale la pena intraprendere questa carriera o no.
Perche’ c’e’ talmente tanta roba in giro.
F. Diciamo che di sicuro e’ una cosa che non si puo’ far sa soli. Fondamentale e’ per una band, un artista , trovare delle persone 1,2,3,10…Che credano in quello che tu stai facendo, che ti aiutino a crescere e, soprattutto che siano persone con le quali ti puoi confrontare. In Italia questa cosa e’ molto difficile purtroppo, perche’ per quello che dicevamo prima. Insomma l’importante e’ trovar qualcuno che ti guidi e qualcuno che ti rappresenti totalmente, anche perrche’ spesso succede che trovi persone delle quali non sai se fidarti o meno, soprattutto all’inizio.
J. La seconda cosa e’ il live , dare il massimo nella performance dal vivo. Oggi
 la cosa che sicuramente si vende e’ il live. Non ci sono piu’ i dischi, non e’ piu ;’epoca del cd, e’ l’epoca del “ live”, quindi se non vali sul palco la tua strada finisce.
Ingrid Pagliarulo

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